Swimtheisland #7 Bergeggi

Cosa mi spinge a tuffarmi in acqua ad ottobre, con il mare freddo, le onde che si infrangono sulla spiaggia e il vento che soffia teso?
La passione infinita per questo sport: impossibile resistere al richiamo dell'acqua blu che circonda l'Isola di Bergeggi, a tutto quello splendore, al contesto, all'evento.


Arriva quindi domenica 8 ottobre: una giornata di sole caldo, il cielo azzurro con qualche innocua nuvola bianca, la brezza che soffia da est ad ovest e lo sciabordio delle onde.
Più di 200 cuffie verdi con la scritta 6.0 si avvicinano alla zona di ingresso in acqua, fra queste cuffie ci sono anche io: agitata, emozionata, con lo stomaco chiuso e la paura folle di sentire solo freddo.

Questo insieme di sentimenti aumenta ancora di più quando ci schieriamo come soldati di fronte al mare: sotto gli occhialini uno sguardo di sfida verso quelle onde spumeggianti che dovremo cavalcare; qualche "in bocca al lupo ragazzi" vola fra le mute. Poi è il silenzio più totale. Parte la musica che gli organizzatori hanno scelto per darci il via: una musica più che azzeccata che fa salire il cuore in gola e che termina con il sordo rumore dei battiti...TUM TUM...TUM TUM.
Ancora un secondo per pensare e poi i miei piedi scattano veloci in una corsa pazza verso l'acqua: all'improvviso c'è schiuma, freddo e sale. Le bracciate si allungano per arrivare alla prima boa dove l'acqua è sempre più fonda e più blu: mi invade un senso di pace e serenità. Il freddo è una sensazione che non avverto: sto nuotando, sto facendo la cosa che più mi piace al mondo e nulla mi può fermare ora.


Inizio a percorrere il primo giro dell'isola, lungo un tragitto ben segnalato dalla boe e dalle numerose barche e tavole da surf dello staff del Soccorso sempre presente.
Nonostante il mare sia mosso e la sensazione sia quella di essere sbattuta a destra e a sinistra, sopra e sotto continuamente e costantemente, mi sento scivolare: la bracciata è tecnica e lunga, il gomito flette in fase aerea, il palmo della mano spinge in quella subacquea e la concentrazione è massima.
Respiro, quando riesco, quando l'onda non mi investe il viso, e butto fuori guardando il blu sotto di me farsi sempre più intenso.

Non c'è cosa più entusiasmante di girare a nuoto quest'isola, osservando quando possibile la natura selvaggia del promontorio e gli scogli dove sembra non ci sia appiglio. Giro le boe gialle della riserva sospinta dalle onde che mi fanno salire e scendere in un moto continuo.

Al secondo giro il vento e la forza del mare sembrano aumentare, quasi come se l'acqua avesse le braccia e mi spostasse a suo piacimento.
Sto ridendo: penso a questo e mi rendo conto che è un DONO. Ho la straordinaria possibilità di nuotare al mare, ad ottobre, in un posto stupendo e senza paura di affrontare "tutto questo mare mare mare."

Le ultime boe nere segnano il cancello attraverso il quale dobbiamo passare: uso tutte le mie energie per spingere l'acqua e battere le gambe alla mia massima velocità. E' incredibile come la meta si avvicini sempre di più, come la boa rossa dell'arrivo che sembrava così lontana sia ora ad un passo dalla mia mano.

Gli ultimi metri: la gola brucia per la respirazione forzata, per il sale, per il vento, per la fatica. Vedo l'arco nero dell'arrivo, sento le voci della spiaggia, continuo a nuotare con la mia migliore tecnica e finalmente l'acqua sotto di me si fa bassa.

Testa sotto, braccia tese avanti nella posizione dello scivolamento: mi lascio sospingere dall'onda fino a riva. Poi metto i piedi a terra ed esco correndo con il sorriso stampato sulle labbra.


Il momento dell'arrivo: applausi, sorrisi, grida.  Cerco subito con lo sguardo un viso: vedo gli zii, mamma e papà, le mie amiche Caterina e Susanna. Poi finalmente incontro gli occhi della persona per la quale ho fatto tutte quelle bracciate: profondi come il mare nel quale ho appena nuotato e nei quali annego volentieri. 💙

Un quinto posto assoluto come donna con il tempo di 1 ora e 34 minuti: dedico questo risultato alla mia famiglia intesa nel senso più ampio del termine, ai miei compagni di squadra e a chi ora mi sta allenando.
E, perchè no, lo dedico anche a me stessa: sarà forse frutto di tutti gli allenamenti, dell'alimentazione corretta, di piccole rinunce. Sicuramente è frutto di tutto questo.

Principalmente è testa, anima e cuore.




Federica

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